Siamo nani sulle spalle dei giganti. Conoscere la storia del teatro non è solo cultura, ma è anche studio per le tecniche dell’attore. Gli attori del passato possono insegnarci: ecco perché dovremmo conoscere i loro nomi. Cosa più importante, però, è sapere perché ancora si ricordano questi nomi, sebbene chi li ha portati non possa più calcare le scene di oggi.
Ecco cinque lezioni dai giganti del passato. Cinque nomi che, semplicemente, un attore non può non conoscere.

Eleonora Duse

Se non conoscete questo nome, non meritate di fare gli attori. Eleonora Duse è stata la più grande attrice dell’Ottocento e del primo Novecento. Italiana, ma conosciuta in tutto il mondo: la sua arte è arrivata fin negli Stati Uniti, dove ha letteralmente rivoluzionato il panorama della recitazione di quei tempi. Un recente studio dell’università di Cambridge afferma che Stanislavskij si sia ispirato alla recitazione “fuori dagli schemi” della Duse per il suo sistema.
Ma cos’aveva il modo di recitare di questa grande attrice di così rivoluzionario?

Nell’Ottocento, specialmente in Italia, si declamavano i versi in modo plateale. Eleonora Duse scelse di guardare dentro di sé e restare autentica: anziché espandere la sua figura con gesti ampi e plateali, la Duse si rimpiccioliva in modo da raccogliersi, da restituire un’intimità in relazione a ciò che diceva e ciò che faceva. In uno spettacolo pieno di personaggi, lei sembrava, al contrario, sul palcoscenico, una persona vera.

Esiste una testimonianza del celebre attore Charlie Chaplin quando vide la Duse in teatro, e descrisse il suo modo di recitare come “un impulso che partiva dalla punta dei suoi piedi per arrivare al viso”.

 

Carmelo Bene

Tutto ciò che è stato teorizzato sulla presenza vocale dell’attore deriva da Carmelo Bene. Gli studi sulla phoné messi in campo da Carmelo Bene sono stati fondamentali per il Teatro del Novecento. Studioso di Artaud e del suo Teatro e il suo doppio, Carmelo Bene sfidò se stesso e i limiti imposti alla forma teatrale per definizione.

Sostenitore della fusione imprescindibile tra arte e vita, la lezione più grande lasciataci dalla vita e dalla carriera di Bene è proprio questa eclettica natura dell’attore-individuo. L’attore è padrone perfetto di se stesso e della sua tecnica espressiva, fondamentale per potersi auto-rappresentare. L’attore è attore, regista, drammaturgo e uomo. E l’umanità permette all’attore di stare in teatro in ogni momento della sua vita.

Sono esempio di questo sincretismo le letture in spazi non teatrali dal valore carico di simbolismo. A Bologna, Carmelo Bene lesse La Divina Commedia dalla Torre degli Asinelli, ad esempio: ma non fu un luogo scelto a caso, né Dante fu una scelta casuale! La lectura dantis avvenne in occasione del primo anniversario dalla strage terroristica alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980.

Così la vita incrementa e completa l’arte, la giustifica. Riflettendoci, è una lezione fondamentale per chi si occupa di teatro.

 

Vittorio Gassman

E a proposito di Dante Alighieri e chi usò il teatro come strumento per valorizzare l’Opera del vate, non possiamo non citare uno degli attori più famosi e più popolari del cinema e del teatro italiano. Vittorio Gassman, grandissimo attore e mattatore, rivale di Bene sotto certi aspetti, ci insegna l’impegno civile che ricopre il ruolo dell’attore e la responsabilità: grazie alle sue lecturae dantis trasmesse in televisione, Gassman portò la parola del poeta vate nelle case degli italiani. Sulla sua riga, lo imitarono altri “posteri”: i più noti furono Benigni e Proietti.

La carriera di Gassman ci ricorda che il teatro è essenzialmente cultura e l’attore è servo fedele dei suoi testi. Ce lo dimostra la sua dedizione nel leggere pubblicamente Dante allo stesso modo in cui declama il Menù di un ristorante.

L’attore è servo della parola, e la dizione e la fonetica sono fondamentali per l’espressione di un attore: si può scegliere, in seguito, di non usarli, ma è fondamentale doverli conoscere.

Monica Vitti

Tra i nomi dei mattatori della commedia italiana, “Monica Vitti” è l’unico che appartiene a una donna. Se la lezione della Duse, come attrice, è molto vicina alla valorizzazione e la riscoperta della sensibilità femminile, la lezione della Vitti è opposta.

Monica Vitti è riuscita a scardinare l’immaginario collettivo legato al femminile comico antico quanto la Commedia dell’Arte.
E la lezione più grande che può dare alle aspiranti attrici (ma anche agli attori) che intendono perseguire la carriera del comico è stata: non banalizzatevi. Accanto agli stereotipi legati alla figura femminile, esiste un tipo di comicità intelligente, colta, che tuttavia richiede un maggiore impegno per essere realizzata.

La femminilità è complessa, e Monica Vitti insegna alle giovani attrici a non temere lo “scivolone” di classe, perché in una tradizione che ride solo di fronte ai colori forti, sono i contrasti, le sfumature, che fanno la differenza in una parte comica.

 

Eduardo De Filippo

Il nome di De Filippo è quello di un altro gigante. Drammaturgo, attore e regista di punta della scena napoletana, prese in eredità il lavoro del padre Eduardo Scarpetta per attuare una vera e propria rinascita del teatro napoletano. I testi di De Filippo, infatti, non hanno solo contribuito a riformare il dialetto napoletano, codificandolo come “lingua” vera e propria, ma sono anche una “mappatura” della sottile tecnica espressiva messa in atto da Eduardo sulla scena.

Eduardo De Filippo e la sua compagnia di attori, infatti, hanno spesso prestato il proprio lavoro per riprese televisive, che hanno potuto mettere in evidenza il sottile rapporto tra mimica visiva e testo.

Un’altra lezione importante che possiamo apprendere da De Filippo è il valore espressivo della pausa. Andrea Camilleri, autore del Commissario Montalbano, aveva lavorato con De Filippo a degli adattamenti televisivi. Nel suo libro Le parole raccontate racconta di come Eduardo, in un momento fuori fase della sua vita, dovuto al lutto per la moglie, dimenticasse spesso le battute durante le prove. Il suggeritore allora gliele suggeriva. Ad un certo punto, Eduardo si ammutolì e il suggeritore suggerì la battuta. Eduardo s’infuriò con lui, e gli fece notare quanto fosse grave, per chi fa il suo mestiere, non riconoscere la differenza tra una pausa e un vuoto di memoria. E tu, aspirante attore, sapresti farlo?

 

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